Per la realizzazione della Certosa di San Martino, fondata nel 1325, fu chiamato l′architetto e scultore senese Tino di Camaino. Dell′impianto originario restano i grandiosi sotterranei gotici, una rilevante opera di ingegneria. Nell′arco di cinque secoli la Certosa fu interessata da costanti rinnovamenti, nel 1581, si avvia un grandioso progetto di ampliamento, affidato all′architetto Giovanni Antonio Dosio, destinato a trasformarne il severo aspetto gotico nell′attuale preziosa e raffinata veste barocca. Il crescente numero dei monaci impose una radicale ristrutturazione del Chiostro Grande: si realizzarono nuove celle e fu rivisto l′intero sistema idrico. Il promotore di questa nuova e spettacolare veste della Certosa di San Martino è il priore Severo Turboli, in carica dall′ultimo ventennio del Cinquecento fino al 1607. I lavori avviati sotto la direzione di Dosio, vengono proseguiti da Giovan Giacomo di Conforto, che realizzerà la monumentale cisterna del chiostro. Il 6 settembre 1623 inizia la collaborazione con il cantiere di San Martino dell′architetto Cosimo Fanzago, che, tra alterne vicende, durerà fino al 1656. Fanzago connoterà con il segno inconfondibile della prepotente personalità ogni luogo del monastero. L′opera di Fanzago si caratterizza per una straordinaria attività decorativa, trasforma le tradizionali decorazioni geometriche in apparati composti da fogliami, frutti, volute stilizzate, cui gli effetti cromatici e volumetrici, conferiscono un carattere di realismo e sensualità eccezionali. Intorno al 1723, al regio Ingegnere e architetto della Certosa Andrea Canale subentra il figlio Nicola Tagliacozzi Canale, più noto come incisore e creatore di apparati scenici. Comunemente definito architetto-scenografo, Nicola occupa un posto di assoluto rilievo nell′ambito della raffinata cultura settecentesca per quel che attiene la sperimentazione del gusto in termini di decorazione e di integrazione tra ornato e struttura architettonica. Partecipe di quella densa e fervente espressione artistica che va sotto il nome di rococò e che si manifesta con una perfetta sintesi tra pittura, scultura e architettura. Il complesso subisce danni durante la rivoluzione del 1799 ed è occupato dai francesi. Il re ordina la soppressione per i certosini sospettati di simpatie repubblicane, ma alla fine acconsente alla reintegrazione. Revocata la soppressione, i monaci rientrano a San Martino nel 1804. Quando gli ultimi monaci abbandonano la Certosa, nel 1812 il complesso viene utilizzato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra, fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri urgenti. Nel 1836 un esiguo gruppo di monaci torna a stabilirsi a San Martino per riuscirne poi definitivamente. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a museo per volontà di Giuseppe Fiorelli, annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.
For the construction of the Certosa di San Martino, founded in 1325, the Sienese architect and sculptor Tino di Camaino was called. The grandiose gothic undergrounds remain of the original structure, an important engineering work. Over the span of five centuries, the Certosa underwent constant renovations, in 1581, a grandiose expansion project was started, entrusted to the architect Giovanni Antonio Dosio, destined to transform its severe Gothic appearance into the current precious and refined Baroque style. The growing number of monks forced a radical restructuring of the Great Cloister: new cells were built and the entire water system was revised. The promoter of this new and spectacular appearance of the Certosa di San Martino is the prior Severo Turboli, in office from the last twenty years of the sixteenth century to 1607. The works started under the direction of Dosio, are continued by Giovan Giacomo di Conforto, who will build the monumental cloister cistern. On September 6, 1623, the collaboration with the San Martino construction site of the architect Cosimo Fanzago begins, which, between ups and downs, will last until 1656. Fanzago will connote every place of the monastery with the unmistakable sign of overbearing personality. The work of Fanzago is characterized by an extraordinary decorative activity, transforming the traditional geometric decorations into apparatuses composed of foliage, fruits, stylized scrolls, to which the chromatic and volumetric effects give a character of exceptional realism and sensuality. Around 1723, the royal engineer and architect of the Charterhouse Andrea Canale was replaced by his son Nicola Tagliacozzi Canale, better known as an engraver and creator of scenic equipment. Commonly defined as architect-scenographer, Nicola occupies a place of absolute importance in the context of refined eighteenth-century culture for what concerns the experimentation of taste in terms of decoration and integration between ornamentation and architectural structure. He participates in that dense and fervent artistic expression that goes by the name of Rococo and which manifests itself with a perfect synthesis between painting, sculpture and architecture. The complex suffered damage during the 1799 revolution and is occupied by the French. The king orders the suppression of the Carthusians suspected of republican sympathies, but in the end he agrees to reinstatement. Revoked the suppression, the monks returned to San Martino in 1804. When the last monks left the Certosa, in 1812 the complex was used by the military as the House of War Invalids, until 1831, when it was abandoned again for urgent restorations. In 1836 a small group of monks returned to settle in San Martino and then finally succeeded. With the suppression of religious orders and becoming state property, the Certosa was destined in 1866 as a museum by the will of Giuseppe Fiorelli, annexed to the National Museum as a detached section and opened to the public in 1867.